«Corre il treno del mio lungo viaggio,
adesso ha come fretta di arrivare,
di scaricarmi all’ultima stazione.
Vorrei che rallentasse un po’ il suo passo
per soffermar lo sguardo tutt’intorno,
per affacciarmi e respirar la vita
e captare sorrisi, e ricambiarli,
per riempir le mani di qualcosa [...]»
(”Sul treno della vita.” Ignazio Amico)
“Sei il mio vuoto incolmabile,
il compagno del viaggio della mia vita.
Non lasciarmi mai,
passa come le ore, ma
aspetta che io ti raggiunga.
Solo così girerai in eterno
da un posto all’altro,
conoscerai tanti,
ma spero che sarai un po’ più mio.
Lascia che ti guidi ancora,
lascia che sia io.
Qual è la prossima fermata?”
Mi piace ricordare come correvamo insieme: una cosa sola. Ci capivamo subito. Un tocco bastava e avrei passato la vita a guardare quelle due linee quasi infinite. Come si guardavano senza potersi toccare.
Fantasticando ho sognato il loro amore inesauribile e il destino che si prendeva beffa di loro. Un’infinità di sbarre che le dividevano.
Crudelmente volevo che restasse tutto così perché solo in questo modo avremmo continuato a viaggiare insieme.
Credevo che potesse essere per sempre, il mio presente, il mio passato e il mio futuro.
Non sento molto ora, ma ho ancora sulla pelle il tuo profumo. Lo percepisco poco e ho paura che un giorno anche quello mi abbandoni.
Fermati ti prego, lascia che io ti guardi ancora, che non dimentichi le giornate passate assieme, le notti quando tutto taceva e solo noi eravamo svegli.
Io ti ascoltavo sai? L’ho sempre fatto. Per qualcuno sei fastidioso ma non per me. Era un dolce suono il tuo, che mi cullava quando piangevo e mi sorrideva nei giorni bui.
Sai, l’altra notte ti ho sognato, non era il solito sogno, ho pensato di poter raggiungere il paradiso con te. Attraverso un ponte di nuvole, su per il cielo, felici insieme.
Da quando non ci sei più, tutto è cambiato. Ora corrono più veloci, pensano solo all’arrivo. Siamo vecchi caro mio. Ci hanno sostituiti, chissà se li manchiamo
Sei la nostalgia di molti e non credere che io sia più innamorato di te di altri. Io però ho avuto la fortuna di averti avuto per tanti anni che mi erano sembrati più lunghi.
Non ti dimenticherò vero? Non lascerai che io lo faccia. Fischia ti prego, fischia un’ultima volta come facevi quando eravamo giovani, così che mi senta vivo.
Taccio in questa stanza dove tutto è grigio e bianco, aspetto di sentirti passare.
Dicono che non sono più a casa mia e che qui da me tu non verrai, ma so che mentono.
Ti cercherò nei sogni e quando la notte arriverà il mio urlo si unirà al tuo! Perché siamo fatti l’uno per l’altro e nessuno ci dividerà
Ho una poesia per te, ogni tanto la ripeto guardando fuori. È una delle tante imparate dai banchi di scuola, ma è così vera, così tua.
«[...] Non era l’andar suo cosa mortale,
ma di angelica forma; e le parole
suonavano altro che pur voce umana....
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